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La leggenda del tè Matcha: il viaggio del monaco Myoan Eisai

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Il tè matcha è circondato da un’aura di mistero e spiritualità, che si riflette non solo nella sua antica tradizione, ma anche nelle leggende che ne raccontano le origini. Una delle storie più affascinanti è quella del monaco buddista Myoan Eisai, colui che portò il matcha in Giappone, trasformandolo in una bevanda sacra e simbolo di benessere.

Il Viaggio di Myoan Eisai

La leggenda narra che, nel XII secolo, il giovane monaco giapponese Myoan Eisai sentiva un forte desiderio di approfondire la sua conoscenza del buddismo Zen e del modo in cui la mente poteva essere purificata e illuminata. Decise quindi di compiere un lungo viaggio in Cina, dove la tradizione Zen era molto radicata e dove poteva apprendere dai migliori maestri.

Arrivato in Cina, Eisai si immerse nello studio del buddismo, ma scoprì anche una bevanda che cambiò la sua vita: il tè verde in polvere. I monaci cinesi utilizzavano questa bevanda durante le lunghe sessioni di meditazione per mantenersi vigili, concentrati e calmi. Il tè in polvere, che poi sarebbe diventato il matcha, era preparato con cura e precisione, in un rituale che univa corpo e spirito.

Eisai rimase colpito non solo dal sapore e dagli effetti del tè, ma anche dalla sua capacità di favorire la meditazione e la chiarezza mentale. Decise così di portare con sé alcuni semi della pianta del tè e la conoscenza della preparazione del tè in polvere per introdurre questa pratica anche in Giappone.

Il Dono della Salute

Tornato in Giappone, Eisai iniziò a coltivare le piante di tè nei giardini dei templi e a diffondere l’uso del matcha tra i monaci buddisti. In breve tempo, la bevanda divenne parte essenziale delle pratiche spirituali e di meditazione.

Secondo la leggenda, Eisai scrisse un trattato intitolato “Kissa Yojoki” (che significa “Libro del Tè per la Salute”) in cui descriveva i numerosi benefici del tè verde. Diceva che il matcha aveva il potere di curare la mente e il corpo, migliorando la concentrazione e la salute generale. In questo trattato, Eisai descriveva il tè come una bevanda che “cura ogni malattia” e aiutava a mantenere la calma durante le pratiche spirituali.

Un episodio particolarmente interessante racconta che Eisai donò una preziosa scatola di matcha a un signore feudale giapponese che soffriva di problemi di salute. Dopo aver bevuto il tè matcha, il signore si sentì subito meglio, recuperando energia e vitalità. Da quel momento, il matcha iniziò a essere considerato non solo una bevanda sacra, ma anche un vero e proprio elisir di benessere.

Il Tè e l’Illuminazione

La leggenda continua dicendo che, grazie all’introduzione del matcha, i monaci Zen giapponesi riuscivano a raggiungere stati di meditazione più profondi. Si racconta che il matcha fosse in grado di equilibrare corpo e spirito, fornendo energia fisica senza agitazione, ma anche una calma mentale che aiutava i monaci a mantenere la concentrazione per ore.

Con il passare del tempo, il matcha divenne parte integrante della cerimonia del tè giapponese, un rituale di pace e riflessione che celebra la semplicità e l’armonia. Ancora oggi, durante la cerimonia del tè, ogni gesto è un riflesso di quella calma e di quella serenità che il matcha aveva ispirato ai monaci Zen secoli prima.

Il Messaggio della Leggenda

La leggenda di Myoan Eisai ci insegna che il matcha non è solo una bevanda, ma un simbolo di equilibrio e benessere. Grazie a questo monaco, il tè matcha è diventato un ponte tra il corpo e la mente, un alleato per chi cerca di migliorare la propria salute e la propria spiritualità.

Ogni volta che sorseggiamo una tazza di matcha, possiamo ricordarci del lungo viaggio di Eisai e della sua missione di portare in Giappone una bevanda che non solo risveglia il corpo, ma anche lo spirito. Proprio come accadeva ai monaci, anche noi possiamo usare il matcha per ritagliarci un momento di calma in una giornata frenetica e per connetterci con noi stessi.

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